Vi ricordate quando si è sentito parlare per la prima volta di classe ambientale auto o di “marmitta catalitica”? Sono passati 30 anni. È il 1993, infatti, quando entra in vigore la classe ambientale Euro 1 che obbliga le case costruttrici a installare la marmitta catalitica e gli iniettori sui veicoli di nuova produzione. Tutti i veicoli immatricolati prima di questa data – o che non montano già le soluzioni divenute obbligatorie – sono etichettati come “Pre-euro”. Con l’attenzione che si dedica oggi alle tematiche ambientali, con scandali come il Dieselgate (2015), con la crescita delle soluzioni ibride o elettriche, con “Pre-euro” ed “Euro 1” sembra di parlare di un’epoca preistorica. Anche se il parco circolante italiano è molto vetusto, come vedremo in seguito. Discorso a parte va fatto per le magnifiche auto d’epoca, ovviamente.
1996: prima stretta sul diesel
La classe ambientale auto Euro 2 arriva nel 1996, introducendo l’obbligo di ridurre le emissioni inquinanti delle motorizzazioni diesel, superiori a quelle dei motori alimentati a benzina. Da quel giorno sono passati 25 anni.
2001: Euro 3 e sistema EODB
Pochi mesi prima dell’entrata in vigore dell’euro, quello di moneta e di carta, è la volta della classe ambientale auto Euro 3 contraddistinta da sistema EOBD (European On Board Diagnostic). Si tratta di un grande passo in avanti, poiché sulla vettura da questo momento è installato un sistema diagnostico in grado di rilevare e segnalare al conducente varie informazioni come l’aumento delle emissioni per un malfunzionamento o addirittura la necessità di cambiare delle componenti usurate.
Euro 4 ed Euro 5: ieri ma anche oggi
Come ricorda anche la testata specializzata Fleet Magazine, le classi ambientali auto Euro 4 (che ha introdotto limiti ulteriori rispetto all’ossido di carbonio e all’ossido di azoto) ed Euro 5 (focus sul particolato dei diesel) sono tra le più diffuse in Italia, nonostante la prima sia stata introdotta nel 2006 e la seconda nel 2009. Perché? Il motivo balza subito agli occhi leggendo l’Annuario Aci 2020, che evidenzia come “distinguendo le autovetture secondo la classe euro, nel 2019 la classe più rappresentata è la Euro 4 (27% circa) seguita dalla Euro 6 (23% circa). Da notare lo zoccolo duro di euro 0-2 che rappresenta ancora il 20% circa di autovetture (modelli che hanno almeno 18 anni)”.
Euro 6 è il presente
Dal 2014 è entrata in vigore la normativa sulla classe ambientale auto Euro 6, ancora più stringente sulle emissioni dei motori diesel, seguita poi da ulteriori adeguamenti con l’Euro 6C, l’Euro 6D-Temp (2019) ed Euro 6D Final (2020-2021), con limite dell’ossido di azoto di 90 mg/km per i benzina e 120 mg/km per i diesel.
Il futuro è Euro 7
Il futuro dell’auto è sicuramente elettrico (e/o ibrido), è sicuramente contraddistinto dagli ADAS, ma anche dai motori a combustione. Per questi ultimi il legislatore europeo punta a ridurre le emissioni di ossido di azoto per tutti i veicoli alla cifra minima di 30 mg/km (che sarà confermata a novembre 2021) e a un’uniformità su tutti il territorio dell’UE. Il prossimo step è dato dall’Euro 7 che entrerà in vigore nel 2026.